Ottobono
Fieschi
(poi papa con il nome di Adriano V), che la tradizione vuole essere nato a
Trigoso fra il 1210 e il 1215, apparteneva alla potente famiglia genovese
dei Fieschi, conti di Lavagna. Pur non essendo importante come pontefice –
infatti, regnò appena trentotto giorni, un periodo troppo breve per incidere
sulle vicende europee e italiane – Ottobono, da cardinale, rivestì notevoli
incarichi presso le più importanti corti europee e, segnatamente, in
Inghilterra. Amico stimato dei personaggio più potenti dell’epoca – il
Duecento, secolo del massimo splendore per la famiglia – quali Enrico III
Plantageneto, Luigi IX il Santo, Carlo d’Angiò, l’arcivescovo di Canterbury,
Alessandro III di Scozia ed anche Federico II di Svevia, seppe destreggiarsi
con abilità, assicurando ai familiari e alla Chiesa condizioni vantaggiose.
Dante, nel XIX canto del Purgatorio, gli ha dedicato alcuni celebri versi:
Intra Siestri e Chiaveri s’adima/ una fiumana bella, e del suo
nome/ lo titol del mio sangue fa sua cima, collocando Ottobono
nel girone degli avari. Effettivamente, in vita fu ricchissimo, ma non
risulta da alcun documento che fosse anche avaro. Non risulta neppure il
contrario; comunque, i servigi prestati alla Chiesa lo convinsero che
rendeva merito alla gloria di Dio e a questo pensiero si uniformò, sapendo
che un giorno o l’altro a Lui si sarebbe presentato. Fece fra l’altro
edificare l’abbazia di Sant’Adriano, insieme ad un «meraviglioso palazzo», a
Trigoso, oggi scomparsi: la sua esistenza si concluse a Viterbo il 18 agosto
1276, quando aveva già oltrepassato la ragguardevole – per l’epoca – età di
sessantanni.
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