UNA NOTA SULLE ORIGINI DI TRIGOSO
di
Raffaele Ciccarelli

    Sebbene qualche scrittore di storia locale come il Poggi[1] abbia cercato di dimostrare che l’antica Tigullia non corrispondesse a Trigoso bensì a S. Salvatore di Cogorno supportato a confermare  questa tesi anche con schizzi doviziosi qualche decennio dopo dal Chiappe[2], si può dare quasi per certo che l’antica città dei Tigulli si possa identificare nell’attuale  Trigoso o più propriamente nell’area pianeggiante adiacente al borgo .

    Se una delle due tesi sia quella corretta ne hanno disputato i cultori di storia locale, interpretando in varie maniere i libri degli antichi scrittori che trattavano di argomenti geografici,  gli itinerari stradali come quello di Antonino Pio, e la Tavola Peutingeriana tramandate seppur in copia dall’antico mondo romano.

    A sostenere la corrispondenza di Tigullia e Trigoso si è cimentato alcuni anni addietro il Roscelli[3] che con puntigliosa precisione avvalendosi anche di rilevamenti e calcoli geografici è riuscito a cogliere questo prestigioso risultato.

    Ora una curiosa ricerca bibliografica mi ha fatto imbattere in un libro che avvalora quest’ultima tesi, adottata  immediatamente  dall’autore di questo scritto, e che contribuisce a portare un granello di sabbia o meglio “un ciottolo” alla corrispondenza Tigullia=Trigoso.

   Il libro, dal pomposo titolo come molti volumi del Settecento, fu scritto da Secondo Giuseppe Pittarelli  “ cittadino di Asti, accademico Fossanese”  e pubblicato dalla Reale Stamperia di Torino nel 1790, tratta della “celebratissima Tavola Alimentaria di Traiano scoperta nel territorio piacentino l’anno MDCCXLVII”.

    Questo importante reperto archeologico dell’epoca romana fu scoperto nel 1747 nei dintorni di Macinesso sui colli piacentini vicino alle vestigia dell’antica città di Velleia. Salvato fortunosamente come tanti altri reperti archeologici dalla distruzione fu portato nel 1760 a Parma


   La tavola alimentaria

    La tavola in bronzo di notevoli dimensioni (m. 2,86x1,38)  testimonia l’istituzione di un prestito ipotecario probabilmente a fondo perduto, concesso dell’imperatore Traiano (98-117 d. C.) e prelevato direttamente dal patrimonio personale, diviso in due blocchi di obbligazioni per un totale che superava il milione di sesterzi. Scopo del prestito era dotare mensilmente vari municipi romani di una somma di denaro o equivalente en frumento  da distribuire a 245 fanciulli e 34 fanciulle legittimi ed un fanciullo ed una fanciulla illegittimi per il loro mantenimento.

    Il notevole interesse della tavola, divisa in sei colonne, è determinato dall’incisione sulla stessa dell’elenco dei nominativi dei proprietari , gli eventuali intermediari, le stime fondiarie, e di particolare importanza per il riconoscimento dei luoghi il nome dei fondi e le relative pertinenze.

    Molti sono stati gli studiosi e gli storici che si sono cimentati sulla sua interpretazione  per trarre generalmente informazioni sui luoghi indicati. Non ultimo tra i locali della storia locale il cavalier Arturo Ferretto ripreso nella sua pubblicazione anche dal Roscelli[4]. Per il Ferretto  il toponimo latino “Saltus Tigulliae” citato nella tavola precisamente alla colonna 6 riga 72 viene interpretato con riferimento all’antica strada romana passante sopra le Rocche di S. Anna per indicarne il balzo a strapiombo  sul mare che quel passo angusto comporta, non tenendo in considerazione che il termine latino ha anche come significato “fondo, podere” e in riferimento all’argomento generale della tavola suppongo  ritenere che questa seconda interpretazione sia più confacente e corretta.

 

Tigullia e Trigoso

    Nella tavola come abbiamo già accennato sono elencati i fondi assegnati precisando anche a quale municipio romano appartenessero. Il Pittarelli dunque nel suo citato lavoro, giova ricordare della fine del 1700, trae alcune considerazioni che sostengono ed avvalorano la tesi della corrispondenza tra l’antica Tigullia e Trigoso.    

    I luoghi che ci riguardano sono indicati nel “paragrafo XL” In Lucense[5]  vale a dire del Municipio romano di Lucca, scopriamo quindi che i coloni lucchesi possedevano beni fondiari oltre che nei dintorni di Lucca come è logico, anche nel Velleiate, nel Parmigiano e nei monti Appennini abitati dai Liguri e che avevano posto vincoli su questi fondi per un valore di un milione e seicentomila sesterzi. Per quale motivo avessero fondi così territorialmente sparsi viene spiegato  col fatto che quando i suoi primi  abitanti furono condotti da Roma a Lucca forse per colonizzare quella porzione di territorio a circa duemila di essi vennero assegnati fondi della superficie di cinquantuno e mezzo iugeri. “Nell’una e nell’altra parte dell’Appennino” come viene specificato, precisando che queste proprietà erano state sottratte a Liguri, come era già stato annotato da Tito Livio[6] e che la loro antichità venina riconosciuta  indicandole per nome e per località. Tra le elencate  quelle di Barga, Bestanino, Denia (Deiva), Lavia, Tribonia (Tribogna), Tigullia (Trigoso), Varisio (Varese Ligure), Vellano ed altre.  Come possiamo notare oltre Trigoso vengono elencate anche fondi in località vicine al nostro borgo.

 Vediamo adesso la traduzione e la interpretazione che ne fa il Pitarelli nella Parte Terza del suo libro titolata “Dei fondi e dei vici e d’ogni altro vocabolo ricordato nella tavola di Traiano”  e che  riguarda direttamente Trigoso:

 

Tigulliae Saltus et praedia                            col.(onna) 6 lin.(ea) 69

“ Ella è cosa certa che questi beni vincolati dai coloni lucchesi ebbero il nome della vetusta Tigulia rammentata da Plinio,[7] Tolomeo,[8] e Mela,[9] e da ogni esperto nella Geografia Antica riconosciuta in Trigoso, nel cui agro si trovano. Vicino a questo luogo considerevole, ed alla riva del mare v’è Sestri di Levante menzionata da Antonino, e da Plinio detto delle pertinenze di que’ di Trigoso è il fiume che in alcune tavole geografico-moderne viene detto Granola (Gromolo) fu anch’esso appellato Tigullia, come ho letto presso qualche autore. Il Volaterano[10] e il Biondo[11] s’ingannarono nello scrivere il nome, e nell’assegnare il sito di Tigulia, credendo il primo che fosse dov’è Lagula. (forse Tegulata?), il secondo che Ticultia fosse dov’è la Spezia. Brezio[12] nella sua opera Geografica scrisse anch’esso scorrettamente (correttamente) Tegulia Tregosa.”

  

Conclusioni

    Questo quanto scritto dal Pittarelli alla fine del XVIII secolo a conferma della coincidenza tra l’antica Tigullia e Trigoso, è stato reiterato da altri, in tempi più recenti arrivando alla stessa conclusione.

    Non dimenticando però le voci discordanti di altri storici locali a noi piace pensare, senza essere profondi conoscitori della materia e storici titolati che la prima versione sia la più corretta pur non potendo apportare altri elemento in merito che quello della interpretazione dei testi.

    Resta il gran rammarico che quanto scritto dai fautori della coincidenza tra Tigullia e Trigoso non abbia avuto ancora nessun riscontro concreto con il ritrovamento di qualche reperto archeologico.

    Cito a memoria sperando che il ricordo sia corretto, non ricordando la fonte, di un unico ritrovamento avvenuto nell’agro casarzino alla fine dell’ottocento di una piccola testa di marmo di epoca romana di cui non si conosce la fine che abbia fatto.

    Non me ne vogliano gli archeologi giustamente precisi nelle loro descrizioni e catalogazioni dei reperti, era solo una citazione augurale sperando che ulteriori ricerche accompagnate dalle nuove tecnologie possano svelare finalmente questo mistero.

 

APPENDICE

Ho ritenuto riportare anche per la vicinanza a Trigoso dei luoghi sottoindicati quanto tradotto e scritto  dal Pitarelli.

Dinium saltus et praedia                                           col. 6  lin.68

Quest’è uno dei fondi vincolati dai coloni lucchesi posto in Montibus, e non si può dubitare che abbia avuto il nome suo da Denia (Deiva) terra collocata nella riviera orientale di Genova, all’est di Moneglia: tanto è chiara la somiglianza dei nomi!

Tarboniae saltus et praedia                                       col. 6 lin 71

Questi beni di coloni lucchesi furono certissimamente nell’agro di Tribonia (Tribogna) terra del Genovesato posta al di qua di Portofino, nelle cui vicinanze v’erano altre possessioni. Come a Denia.

Varisio saltus praediaque                                          col. 6 lin. 67

Questi beni vincolati da Lucchesi secondo che io penso furono denominati da Varese terra grossa posta al settentrione di Brugnetto (Bugnato) negli appennini, poco distante dai confini dello stato dei Landi, alla sinistra, e verso le sorgenti del fiume Verra (Vara), e non dubito punto affermare che la medesima si debba reputare tra le antiche.

 

[1] G. POGGI, La Tigullia, le origini storiche di Chiavari, Lavagna, Sestri Levante, Rapallo,Portofino, Moneglia, Anzio    e Levanto. 1902, Genova  

[2] L. CHIAPPE, La storia e la cartografia del Golfo Tigullio attraverso i tempi, 1934, Chiavari,

[3] D. ROSCELLI, Il Tigullio e l’Alpe Adra, 1976, Genova

[4] Op. cit.  p. 38-40

[5] Nel (municipio) di Lucca

[6] TITO LIVIO, Ab Urbe condita, Libro 41, “De Ligure captus is ager erat; Etruscorum ante, quam Ligurum fuerat….”    La Liguria era  diventata romana nel 109 a. C.

[7]  C. PLINIO SECUNDUS, Naturalis Historia, Tomo II, Libro III, 7. Torino, 1831

[8]  C. TOLOMEO ALESSANDRINUS, La Geografia……….., Venezia, 1584

[9]  P. MELA, Corographia (De Situ Orbis), Firenze, 1526

[10] R. MAFFEI (VOLATERRANO), Commentariorum urbanorum…….

[11] F.BIONDO, Italia illustrata, Basilea, 1531

[12] F.BRIEZIO, Parallel. Geograph. vet, et nov., tomi 2

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