23 - 24 - 25 aprile 2005: Provenza - Camargue

 

Poi sono andato io al microfono e ho detto: "É basilica minore questa, sapete perché? Perché basilica minore siete ciascuno di voi, perché dentro ciascuno di voi abita Dio e nessuno vi deve violentare. E se qui, in questa chiesa, qualcuno venisse stanotte ad imbrattare i muri con lo spray, domani al suo primo ingresso in chiesa il parroco si metterebbe le mani nei capelli, suonerebbe le campane. Direbbe: "Hanno fatto un sacrilegio qui, hanno imbrattato le pareti con scene oscene, hanno sgraffiatoti tutti i muri e tutti quanti vi indignereste. Quando noi violentiamo un fratello, facciamo la stessa identica cosa. Ecco perché ciascuno di noi è basilica maggiore". Finito tutto, ce ne siamo tornati all'episcopio. Era passata ormai mezzanotte. Disteso davanti il portone c'era Giuseppe, uno che entra ed esce dal carcere, sempre ubriaco. Il ragazzo che guidava l'automobile ha puntato i fari su quell'uomo disteso là per terra sbracato, avvinazzato e ha detto: "Don Tonino, quello è basilica maggiore o minore?". Per essere coerente con quello che avevo detto, me lo sono portato in casa. Sapete che sono le chiese? Quando costruiscono i grandi cantieri, mettono le palizzate e poi di fianco fanno una baracca dove vengono messi gli attrezzi, lì quando piove ci si ripara, lì ci sono le planimetrie che ogni tanto si confronta. Ecco le chiese sono come questa baracca, la casa vera è l'altra; le chiese stanno perché qui ci sono gli arnesi, qui prendiamo il pane da mangiare, ma la casa da costruire è fuori, è il mondo, è la vita, è la pace.