AMOROSI SENTIERI
di

Danila Boggiano
 

Data presentazione:  30dicembre 2008  -  Salone parrocchiale "Don Vittorio Cafferata"

Presentazione di Giovanni Giosuè Chiesura

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"i ciottoli

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La poesia non nasce mai avulsa dalla vita e dai “luoghi dell’anima”, dall’aria che si respira. E i luoghi dell’anima di Danila Boggiano sono la Pestella, la collina dei Fieschi, l’ansa del torrente Petronio. Sono i luoghi che hanno segnato la sua infanzia e giovinezza e impregnato la sua mente di fiori, di verde, di ulivi, di vento, di profumi di mare lontano eppure vicino.

In questa raccolta di versi la poetessa ripercorre poeticamente la sua esistenza, dall’infanzia alla giovinezza e alla maturità, dall’ieri dipinto di sogni al presente di solitudine esistenziale.

Sylvana de Riva dice in una sua poesia che il “dolore sublimato se lo assorbe il cielo”. Ma in questi versi di Danila Boggiano il dolore si fa poesia.

Dolore sublimato, ritorno alla purezza e ai sogni dell’adolescenza, nostalgia di “sorrisi che cadono dal vecchio mandorlo”, sono le note che ne compongono lo spartito. Pensiero e meditazione esistenziale si sciolgono in canto. Conto sommesso, pacato, raccolto, ma immensamente melodioso e in equilibrio tra sogno e realtà, tra ombra e luce, tra una lampada accesa e un soffio di vento.

Il pensiero si scioglie in canto e il dolore si sublima in poesia. E’ poesia limpida di purezza, sospesa tra “ombra di voce e sogni di parole”.

Il pensiero si fa immagine e metafora. E la metafora trasferisce lo scrutare della mente che indaga in emozioni del cuore. In questo transfert metaforico consiste l’essenza della poesia della Boggiano, alta poesia dell’esistere, che dà voce ai silenzi della mente e ai battiti del cuore.

Un esistere ai “margini dell’ora dai contorni sfrangiati”, un esistere permeato di palpiti, ombre e sussurri, ma anche di grida e di schianti, di fragili equilibri sull’orlo del precipizio.

Un vivere che è “ferita infinita”, che “gioca tra il senso e la cosa”. Un vivere in cui “lo scarto è il silenzio”.

Danila Boggiano canta l’esistere, mantenendo tuttavia sempre l’equilibrio tra emozione e fuga dall’emozione, tra personale e fuga dal personale. Il suo canto è sublime. Il suo canto consola.

E la consapevolezza che questo canto poetico si sia nutrito e si nutra dei luoghi e dell’aria di Trigoso ci riempie di orgoglio.

Grazie, Danila.

 

                                                                                                                                               Francesco Dario Rossi

 

Riva Trigoso, 13 ottobre 2008

 

 

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