Amanita phalloides

(Tigna verde, in genovese)

Velenosa mortale!!!

 

E’ la specie più pericolosa, se mettiamo in relazione il fattore della sua diffusione, con le caratteristiche dei suoi principi tossici, che non vengono eliminati dal calore a seguito di cottura – non sono infatti termolabili – e neanche dopo essiccazione. Una altro fattore di estrema pericolosità è dovuto al lungo periodo di incubazione, a differenza delle sindromi gastro-intestinali (6-8 ore dall’ingestione). L’alta concentrazione delle tossine per grammo conclude il temibile quadro.

Da questa breve sintesi ne deriva la necessità di una conoscenza approfondita, ma anche a colpo d’occhio, che metta al riparo i frequentatori dei boschi da gravi sbagli.

Occorre però dire che la confusione più facile può avvenire tra specie affini per portamento, con colore bianco, meno diffuse, altrettanto tossiche. Pertanto, gli errori sono spesso imputabili a scarsa/inesistente conoscenza della morfologia delle principali specie di funghi.

Intanto l’habitat: molto diffusa, anche da noi, dall’estate all’autunno, nei boschi di latifoglie ricchi di humus: querce, castagni, noccioli…

-          Il cappello può andare da circa 5 a 15 cm. di diametro. Il colore è variabile, dai toni del verde, al giallastro, fino al bianco. Il margine non è striato, ma la superficie può presentare fibrille, che danno un’impressione sericea

-          Le lamelle sono bianche

-          Il gambo, come in tutto il genere Amanita, è calzato da una volva: è dotato di anello, ed è biancastro, spesso zigrinato di tinta più scura