Don LIVIO TEALDI
- 15 gennaio 1990

di Renzo Bresa


       Don Livio Tealdi nel ricordo di un suo parrocchiano.     

      Se con il pensiero vado ai giorni della mia prima giovinezza, scopro che una delle figure preminenti nei miei ricordi è Don Livio Tealdi, al quale mi ha sempre legato un sentimento di riverenza  e di sincera amicizia.

Correvano tempi duri nel lontano 1941 Don Livio, giovane Sacerdote, arrivò nella Sua sede pastorale: la parrocchia di S. Apollinare di Reppia. Proveniva da La Spezia (la Parrocchia di Reppia faceva allora parte della Diocesi di Luni) dove aveva frequentato il Seminano ed era stato ordinato Sacerdote il 16 aprile 1939.

La Parrocchia-Prioria di Reppia comprende cinque frazioni: Corte, Botasi, Case Soprane. Prato e Picchetti, poste a coronamento dell'Alta Val Graveglia e contava allora oltre cinquecento abitanti. Le abitudini e la mentalità dei parrocchiani, legati ad una tradizione contadina, andavano trasformandosi a causa della guerra che, oltre ad aver richiamato tanti giovani alle armi, aveva accelerato lo sviluppo del lavoro nelle miniere (per cui molti parrocchiani, per motivi contingenti esonero ecc... si erano ritrovati da contadini a operai-minatori) e per l'arrivo di nuove famiglie di "sfollati" provenienti dalle città.

Il giovane Parroco che sentiva e viveva tutti questi nuovi problemi della sua Parrocchia (anche perché proveniva da una famiglia contadina del sestrese, di sane e radicate tradizioni cristiane) si immedesimò subito nei problemi dei suoi parrocchiani.
Animato da una fede profonda, il suo impegno fu sempre improntato ad alleviare le sofferenze della sua gente alla quale non fece mai mancare la parola del Signore e l'aiuto della Fede. Di quel periodo di guerra ricordo quando nell'inverno 44-45 (allora la zona era influenzata dalle vicende della lotta partigiana) durante un rastrellamento dei nazi-fascisti, Don Livio, senza apparenti motivazioni, ma forse per qualche sospetto, venne arrestato e condotto a Chiavari in stato di fermo. Qui subì diversi interrogatori e dopo alcuni giorni, grazie forse a qualche intervento a suo favore, fu rilasciato e potè ritornare fra i suoi parrocchiani.

Dalla fine della guerra a tutti gli anni cinquanta la Parrocchia visse uno dei momenti più intensi. Il lavoro in "miniera" che coinvolgeva quasi la totalità delle famiglie era al momento di maggiore espansione, i ragazzi nelle scuole elementari erano circa una settantina.

Don Livio oltre gl'impegni pastorali, accentuò la sua presenza nella scuola per l'insegnamento del catechismo, non tralasciando di fare qualche visita in miniera, per interessarsi più da vicino dei problemi connessi con questa attività. Non posso qui non ricordare come Don Livio, attento ad ogni "cosa" che potesse turbare i suoi parrocchiani, nel periodo delle elezioni, quando al termine delle SS. Messe festive s'instauravano comizi sul piazzale della Chiesa, controbatteva con fermezza gli oratori che cercavano di propagandare idee che lui riteneva distorte e che potevano turbare i sentimenti cristiani dei suoi fedeli.

Dopo questi periodi di vita pastorale piuttosto intensi, anche la Parrocchia di Reppia, come tutti i paesi della montagna ligure, vide i suoi abitanti diminuire di giorno in giorno, sia a causa della fine del lavoro in miniera, sia per altri problemi sociali (che lutti conosciamo).

Don Livio seguiva con apprensione questi eventi e ne era preoccupato, anche se si rendeva conto dei motivi di questo nuovo fenomeno sociale.

Negli ultimi anni trascorsi a Reppia, sebbene i parrocchiani gli stessero vicino, egli conobbe momenti di umana solitudine

Verso la metà degli anni ottanta Don Livio pervenne nella sofferta decisione di ritirarsi dall'impegno pastorale svolto per oltre 45 anni.

In questo frangente mi piace pensare che la Madonna a cui era tanto devoto e che ogni anno la Parrocchia di Reppia venera sotto i titoli di: N.S. della Cintura (in maggio). N.S. della Guardia (m agosto) e N.S. di Loreto (in settembre), abbia voluto accoglierlo sotto il suo patrocinio, presso il suo Santuario di Montallegro. Quivi la Madonna lo chiamò a Sé nel pomeriggio del 15 gennaio 1990. mentre (pur essendo in avanzata età) era impegnato nell'adempimento del suo Magistero Sacerdotale.

In tutti noi suoi parrocchiani e in quanti lo conobbero, Don Livio ha lasciato quell'impronta profonda di fede che anche S.E. Mons. Vescovo gli ha attribuito come dote peculiare, nelle parole pronunciate durante le sue esequie.

Grazie per quanto ci hai dato e dal cielo guidaci ancora "Sciu Priù".

La sua tomba si trova nel cimitero di Trigoso, suo paese natale.