IL MUSEO “PARMA GEMMA”
 

Il museo “Parma Gemma” nasce conseguentemente ad un progetto di iniziativa culturale che aveva visto la luce nell’anno 1975: in quel periodo doveva venire realizzata nell’ambito del Circolo Ricreativo Aziendale della Fincantieri di Riva Trigoso, azienda nella quale vi lavoravano diversi ricercatori, una esposizione naturalistica con valenza anche didattica e particolare riferimento per il settore della mineralogia. Tale progetto non si realizzò ma pose le basi per quanto avvenne qualche anno dopo.

 Nel luglio del 1982, conseguentemente ad una serie di avvenimenti verificatisi durante una ricerca sul ghiacciaio del Miage, nel massiccio del monte Bianco, la collezione mineralogica privata di Angelo Stagnaro, già frequentata all’epoca da scolaresche ,da turisti e da appassionati mineralogisti, venne intitolata alla memoria di “Parma Gemma”, madre dello Stagnaro stesso,

1978 - Valle d'Aosta: Gemma ed Elio.
Alle spalle il massiccio del Montre Bianco
.

scomparsa nell'agosto del 1981.

La signora Gemma  aveva sempre portato un grande contribuito e sostenuto con forza la  volontà di far sì che le raccolte di minerali acquisissero finalità essenzialmente didattiche, riprendendo in questo modo le linee guida del vecchio progetto, risalente al 1975, nato nell’ambito del CRAL Fincantieri di Riva Trigoso.

Nel 1984 il museo venne inaugurato ufficialmente alla presenza delle Autorità Locali e di un numero ristretto di collaboratori .L’inaugurazione ebbe il suo punto centrale nella cerimonia religiosa di benedizione del Museo “Parma Gemma”: S.E. Mons. G.B. Pardini, già Vescovo di Jesi, intervenne appositamente per presiedere il rito e per testimoniare  il suo affetto per la terra

dei suoi avi e per la profonda stima ed amicizia che riservava ad Angelo Stagnaro.

S.E. Mons. Pardini, all'inaugurazione del Museo

Col passare degli anni, il Museo si arricchì di numerosi esemplari, rari e di grande interesse, provenienti da collezioni private e diventando così una raccolta gigantesca di campioni e pertanto con notevoli difficoltà di gestione all’interno della allora sede.

Per cui, nell’anno 1990, venne progettato di trasferire l’esposizione di una parte delle specie mineralogiche più interessanti, in una nuova sede la cui superficie coperta fosse di almeno mille metri quadrati, ampliando anche gli spazi adiacenti la attuale casa museo, che sarebbero stati utilizzati come laboratorio di selezione, studio e  stoccaggio per poi  inviarli nell'area espositiva.

Il progetto non trovò adeguato e convinto sostegno, nonostante che quasi tutte le vetrine, fossero già state costruite ed il materiale predisposto per l’esposizione stessa.

Sicuramente è stata una grande occasione perduta per il Museo stesso, per la comunità: purtroppo la sensibilità scientifica e culturale spesso non alberga in chi è preposto ad assumere decisioni e che ci si augurerebbe fosse in possesso di una visione più ampia, lungimirante e più a lunga scadenza rispetto all’uomo della strada.

A testimonianza di quel momento e del mancato decollo del Museo, riproduciamo di seguito l’allora  progetto di quelle che sarebbero state le nuove aree espositive.

 

Pertanto il Museo “Parma Gemma” è rimasto una istituzione privata, di appassionati volontari, essenzialmente una “CASA MUSEO”, che per alcuni decenni ha portato il patrimonio culturale, ambientale, geologico e scientifico della mineralogia ligure, attraverso conferenze, proiezioni di diapositive ed esposizioni, sia nelle piazze di molti paesi e città che nelle scuole di ogni ordine e grado dell’entroterra e della riviera.

La collezione museale è costituita da diverse decine di migliaia di esemplari di cui soltanto una piccola parte sono stati esposti nelle oltre quattrocento vetrine: ognuna è stata intitolata ad un personaggio che ha lasciato tracce indelebili nel campo scientifico. Il nome di ognuno di loro è stato artisticamente inciso su di un legno pregiato.

Si tratta di rocce mineralizzate a micro campioni di minerali di titanio, nikel, cromo, terre rare, zinco: esemplari raccolti durante gli studi effettuati in un tratto di Appennino compreso fra le province di Genova, La Spezia e Parma.

Tuttavia molti altri minerali provengono da esperienze e ricerche svolte anche in altre regioni italiane.

L’obiettivo principale dei ricercatori è stato anche quello di migliorare le conoscenze di quei territori, poco conosciuti nel settore della mineralogia, ma anche poco considerati dal punto di vista culturale ed ambientale: a questo proposito è doveroso ricordare il territorio comunale di Varese Ligure.

Una serie di impegnative campagne di studi e ricerche hanno fatto diventare l’area varesina uno dei più interessanti territori del Levante Ligure migliorando di conseguenza anche le remote conoscenze del vicino territorio compreso nel comune di Maissana.

Il Museo Parma Gemma a Casarza Ligure

Il museo “Parma Gemma” custodisce, oltre all’esposizione di minerali, una raccolta di carte geologiche e di altro materiale didattico legato al territorio ligure (biblioteca, diateca) poste al coperto. Una seconda esposizione, con caratteristiche geo-mineralogiche, è situata su di un grande piazzale all’aperto,adiacente al Museo stesso e si presenta arricchita da un piccolo orto botanico. L’accesso, in quest’ultima area, è possibile anche ai disabili.

Il museo è una raccolta enorme di minerali che ha avuto nei primi anni novanta il periodo di maggior splendore: il 25 aprile del 1994, a testimonianza dell’allora intensa attività, la medesima venne ulteriormente arricchita con l’inaugurazione di un “Museo Itinerante” organizzato in una ventina di vetrine trasportabili facilmente in altre sedi, allo scopo di trasferire ovunque fosse richiesta una sintesi mineralogica del nostro territorio ligure. Nel primo giorno di utilizzo vi vennero esposti dei pregevoli esemplari provenienti anche da importanti collezioni private.

In quel periodo sono anche iniziate a circolare le prime proposte di trasferimento del Museo: ora in una frazione, ora in un capoluogo, ora in un’altra regione italiana, persino all’estero: purtroppo nessuna di queste aveva lo scopo intrinseco di rafforzare il Museo, le sue collezioni e di favorirne la crescita ma tutti orientati a frazionare l’esposizione in tanti più piccoli musei e frequentemente in locali angusti privi anche delle necessarie strutture di conservazione e tutela.  

Questi propositi avevano tutt’altre finalità che quelle culturali e scientifiche, ma bensì usufruire del nome del Museo da utilizzare nei rapporti con le pubbliche istituzioni per fini diversi da quelli scientifici.

Il Museo non nacque per percorrere queste strade pertanto nessuna di queste proposte fu assecondata: ovviamente come spesso e volentieri accade anche i garbati rifiuti non vennero accolti benevolmente segnando anche in modo pesante l’attività del Museo stesso per gli anni successivi. Le difficoltà incontrate non vennero comunque mai motivate.

Per cui dopo un periodo di stagnazione delle attività mineralogiche, il Museo”Parma Gemma” ha intrapreso la via di un lento ma inesorabile declino: la sfiducia ha colto i ricercatori che, dopo i notevoli sacrifici e gli sforzi profusi per realizzare questa opera importante, non hanno più trovato le energie e la volontà di combattere.

Un doloroso declino, nonostante che tutte queste attività venissero svolte senza finalità di lucro e che il Museo fosse stato per almeno due decenni uno dei più visitati fra quelli presenti nel nostro territorio ed un punto di riferimento per studenti e dove gli appassionati ricercatori hanno svolto gratuitamente per oltre un trentennio una mole di attività didattica unica nel settore.

L’anno 2000 è stato comunque un importante momento per il Museo “Parma Gemma”: memore di uno degli essenziali scopi per cui ha visto la luce, la funzione didattica e divulgativa, una nuova strada si è aperta con successo.

Tutti gli studi e le ricerche frutto di decenni di lavoro in ambito mineralogico ed ambientale hanno preso forma editoriale: è nata una collana di pubblicazioni che sta dando una nuova continuità ed un nuovo spessore alle attività del Museo “Parma Gemma”.

In queste opere hanno trovato e trovano spazio le ricerche svolte nel territorio di almeno trenta comuni, compresi fra le province di Genova, La Spezia e Parma.

Le pubblicazioni mirano ad evitare la dispersione e lo smarrimento di ricerche e risultati scientifici; alla tutela ambientale e culturale di grandi aree ad elevato interesse mineralogico; a preservare il ricordo delle attività estrattive che hanno fatto la storia mineraria, industriale, economica e sociale di un intero comprensorio per un lungo periodo.

Si prefiggono lo scopo di fare didattica e divulgazione con la speranza di giungere ai giovani ed a chiunque desideri esplorare l’affascinante vicenda della mineralogia, porgendogli delicatamente diversi decenni di studi e ricerche.

Infine desiderano essere testimonianza durevole di un percorso di studio e di passione: desiderano restare nella conoscenza scientifica come i minerali che hanno a lungo indagato.

Non desiderano essere un venticello leggero ed insignificante che soffia ogni volta da un punto diverso: il nostro mondo ed i nostri tempi sono pieni e ricchi di queste folate che nelle migliori delle ipotesi alzano solo qualche foglia morta e per un breve tratto di strada.

                                                                                                                   (Angelo Stagnaro)